Reliquie d'identità cattolica: I manufatti tessili sacri nei Paesi Bassi nel XVII secolo
Di Simone Andreoni
Nel XVII secolo, l’impiego di manufatti tessili pregiati nel culto cattolico romano – in particolare i paramenti liturgici e i paliotti – ebbe molteplici fini: tributare il giusto onore alla maestà regale di Dio; insegnare le vicende della storia della Redenzione umana tramite simboli; manifestare la fede e lo status dei loro committenti; e costituire una riserva di oro, argento e – a volte – anche di perle e pietre preziose, di cui le chiese potevano servirsi in caso di necessità.
I tessuti destinati al culto cattolico romano, infatti, si distinsero sin dai tempi di Costantino per l’impiego di quei materiali, e della seta, nella loro realizzazione: di conseguenza, furono spesso oggetto di furti, saccheggi e distruzioni.
Oggi, perciò, chi voglia studiare i manufatti tessili destinati alle chiese nel loro complesso, non limitandosi, cioè, a singoli casi di studio, deve accontentarsi delle descrizioni presenti negli inventari dei beni delle chiese, e delle ricevute degli artigiani che li realizzarono. Entrambe possono essere dettagliate, ma non sono qualificabili come descrittive secondo criteri contemporanei: le conclusioni storico-artistiche che se ne possono trarre, pertanto, sono piuttosto limitate.
Per superare tale stallo, dunque, può essere utile un termine di paragone: i tessuti prodotti per la vita religiosa dei Cattolici Romani nei Paesi Bassi, nel corso del XVII secolo, sembrano essere un candidato ideale, giacché sono spesso molto ben conservati.
Coloro che erano parte della minoranza cattolica, infatti, attribuirono a quegli oggetti un valore identitario profondissimo, che li indusse a trattare come preziose reliquie di un tempo assai rimpianto le pianete, i corporali, i paliotti, i camici e i ricami che riuscirono a salvare dai saccheggi e dalle distruzioni delle chiese cattoliche nei Paesi Bassi settentrionali, in occasione della rivolta contro Filippo II d’Asburgo.
Si ritrovarono, così, a possedere manufatti estremamente pregevoli, realizzati tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo: le pianete avevano infatti stoloni ricamati su fondo oro, con parti tridimensionali, e i paliotti erano caratterizzati da figure singole ricamate, eseguite con la stessa tecnica.
Ciò malgrado, anche in tempi di bisogno economico, i Cattolici dei Paesi Bassi si rifiutarono per secoli di bruciarli per ricavarne i materiali preziosi: quando le figure negli stoloni si rovinavano, ne venivano ricamate versioni nuove che venivano unite alle altre. Quando i tessuti non figurativi che completavano gli abiti iniziavano a rovinarsi, le congregazioni delle schuilkerken – le chiese clandestine – affidavano a donne laiche consacrate il compito di cambiarli con stoffe nuove, provenienti anche dall’Italia. Ma i ricami antichi non furono toccati.
Attorno alla metà del XVII secolo, quando l’indipendenza dei Paesi Bassi fu riconosciuta e la situazione dei Cattolici migliorò, anche i fedeli delle schuilkerken cominciarono a desiderare paramenti con fiori e frutti secondo il gusto barocco imperante nei paesi cattolici. Per questo motivo, se ne importarono dalle Fiandre e se ne commissionarono alle donne consacrate residenti nei Paesi Bassi.
Anche i Protestanti erano molto consapevoli di quanto i tessuti caratterizzassero la vita e il culto dei Cattolici loro connazionali. Per questo motivo, nei quadri e nelle stampe che realizzarono o commissionarono a scopo propagandistico, sono presenti sempre preti e prelati con abiti dai colori sontuosi, o dai paramenti elaborati, con argenti e ori preziosissimi vicini o tra le mani. A essi sono contrapposti i pastori e predicatori protestanti: vestono di nero, e possiedono solamente varie edizioni della Bibbia.
Mostra il grandissimo pregio dei paramenti in uso nei Paesi Bassi prima della Riforma lo stolone che – ai primi del Novecento – fu associato ad altra stoffa per diventare una casula gotica, la quale si trova oggi nel Museo della Cattedrale di Haarlem (fig. 2).
La scena nella metà superiore merita attenzione: raffigura la Vestizione di san Francesco, e può a buon diritto definirsi “dipinto tessile”. Il ricamatore fu attento a variare i colori dei contorni delle figure e degli abiti, e a riprodurre le preziosità più minute di questi ultimi, nonché la tridimensionalità dei candelieri sull’altar maggiore. I curatori ipotizzano che lo stolone sia stato ricamato nei Paesi Bassi meridionali: il legame con i Primitivi fiamminghi, piuttosto che con quelli olandesi, e con i cosiddetti “Manieristi di Anversa” sembra essere piuttosto evidente, in effetti.
Illustra la seconda fase della produzione tessile cattolica nei Paesi Bassi, un velo da calice oggi nei depositi del Museum Catharijneconvent di Utrecht (fig. 1), datato al 1650-1674.
Questo manufatto è meno elaborato del precedente, ma molto più interessante, perché mostra di quale virtuosismo fossero capaci le ricamatrici locali, spesso vergini consacrate, le uniche che continuarono a realizzare paramenti dopo la Riforma. Quel velo da calice, inoltre, induce a riconoscere la complessità semantica dei fiori come elemento decorativo, e del trigramma di Cristo nei paramenti liturgici. Si potrebbe associare i primi al territorio di Haarlem, e il secondo all’attività missionaria dei Gesuiti o dei Francescani, ma ciò non è scontato: non è chiaro, infatti, chi eseguì quest’opera. Per di più, manufatti tessili con fiori e il trigramma di Cristo furono commissionati anche nella Svezia luterana.
Nel caso dei Paesi Bassi, in ogni caso, l’utilizzo del trigramma di Cristo è assai significativo: esso sembra essere il sintomo dello sforzo missionario che si conduceva da Anversa, Lovanio e Colonia per prendersi cura dei Cattolici rimasti nei Paesi Bassi, nonché per convertire quanti più Protestanti fosse possibile, inviando sia chierici, sia libri, sia stampe. Troviamo infatti il trigramma davanti all’altare maggiore di Ons’ Lieve Heer op Solder – Nostro Signore in Soffitta –, la famosa chiesa clandestina di Amsterdam; nel paliotto del quadro di Saenredam commentato prima; e in altri manufatti tessili.
Se consideriamo che i Calvinisti rimpiazzarono qualunque rappresentazione sacra presente nelle chiese che avevano conquistato con delle trascrizioni di passi della Bibbia in elegante calligrafia, promuovere il trigramma di Cristo, in così tanti modi, in quelle terre poteva essere un modo per convincere i Protestanti dubbiosi ad abbandonare la propria fede, e a non scandalizzare quelli che si erano convertiti da poco al Cattolicesimo.
In conclusione, dunque, i paramenti e gli altri tessuti destinati al culto cattolico romano, nel XVII secolo, sono l’evidenza della vita di fede, delle aspirazioni, delle influenze e delle nostalgie delle comunità che furono coinvolte attivamente nella loro realizzazione. In quel periodo, infatti, Santa Maria in Camposanto Teutonico era di proprietà di laici, al pari delle schuilkerken nei Paesi Bassi. Studiare i paramenti con una metodologia comparativa, pertanto, può facilitare la comprensione più profonda di modi di essere e di vedere molto lontani da quelli contemporanei.
Convegno "Papi e Paramenti", 26-29 novembre, Roma
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- Scritto da Stefan Heid
- Categoria: Dal Mondo