Dalle dimissioni di Benedetto XVI, avvenute quasi 10 anni fa, si è discusso se i precedenti storici e le considerazioni di diritto canonico debbano essere utilizzati per stabilire le linee guida su come regolare le dimissioni di un Papa, poiché Papa Francesco ritiene che ciò possa accadere di nuovo in futuro (anche se non necessariamente nel "suo" futuro - ha aggiunto), al punto che potrebbe diventare abituale.

Il presente volume "Papà, non più papà. La rinuncia pontificia nella storia e nel diritto canonico" presenta i risultati di un convegno tenutosi all'Università dell'Aquila l'11 e il 12 dicembre 2021. Contributi individuali:

Roberto Rusconi fa una prima panoramica con "La rinuncia pontificia nella storia della Chiesa", Paolo Golinelli, "L'abdicazione - "gran rifiuto" - di Celestino V e Valerio Gigliotti, Pietro del Morrone e Joseph Ratzinger: diritto e teologia tra storia e contemporaneità" si riferiscono alle famose dimissioni del santo papa eremita, con Gigliotti che fa un inchino al presente.

Johannes Grohe, "Quondam Papa. La rinuncia al tempo dello scisma d'Occidente" espone le soluzioni trovate per i papi dimessi o deposti nel tardo Medioevo, e Gianfranco Ghirlanda, "La rinuncia al suo munus da parte del Romano pontefice: il canone 332" spiega la situazione giuridica attuale.

Roberto Regoli, "La novità del papato emerito. Unicità storica o inizio di nuovi tempi?" e Geraldina Boni, "Prospettive de iure condendo", presentano possibili scenari per l'esercizio dell'ufficio petrino, la sua cessazione prematura e la collocazione giuridica ed ecclesiale di un Papa che ha lasciato l'incarico.
Naturalmente, bisogna sempre tenere presente che un Papa può al massimo stabilire per sé un regolamento vincolante su come lasciare l'incarico. Per il successore, egli può solo regolare l'inizio con il modo di elezione, ma non la fine prematura, perché ogni papa deve liberamente acconsentire a questo stesso.

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